Che Blog è mai questo?

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Cinque giovani uomini stanno provando a capire come le cose vanno filmate, come le cose vanno narrate, come le cose vanno trasmesse, insomma, come si fa il cinema. Quale miglior modo di capire se non quello di ragionare su come se la cava chi ne sa più di noi?

26 marzo 2014

Il Grande Lebowski

La dannata commedia umana che procede e si perpetua

 

Se sei Jeffrey Lebowski, detto Drugo, non puoi tollerare che un muso giallo qualsiasi pisci sul tuo tappeto, perchè se sei Drugo il tappeto è parte integrante della tua vita. Come la tua poltrona, la tua palla da bowling, le tue audiocassette. Le piccole cose, insomma. Puoi decidere di smuovere mari e monti solo perchè quel tappeto è stato rovinato. Ma se scompaiono dalle tue tasche diverse migliaia di dollari il tuo pensiero sarà: "la vita va avanti!", perchè quei soldi sono qualcosa di troppo grande per te.

Se invece sei Jeffrey Lebowski, miliardario invalido veterano del Vietnam, quando qualcuno (Drugo) ruba uno dei tuoi tappeti la cosa passa inosservata. Ma se a sparire sono i soldi, la tua priorità diventerà ritrovarli, non importa come.

È su queste basi che si sviluppa la trama de "Il Grande Lebowski", capolavoro a volte troppo sottovalutao dei fratelli Joel e Ethan Coen, geni del cinema contemporaneo. Atmosfere country-western aprono la pellicola, e una voce narrante ci mette in guardia: stiamo per assistere a quanto di più stupefacente si possa vedere in tutti quegli altri posti che non sono Los Angeles, California.

Che poi, a visione conclusa, questa vicenda non ha niente di apparentemente stupefacente. Non ci sono colpi di scena colossali come in "The Prestige", non ci sono astrazioni visionarie come in "2001: Odissea nello Spazio", non ci sono gesta eroiche come ne "Il Signore degli Anelli".

Ma sfido chiunque a contraddire quel cowboy parlante in sottofondo che sa tanto di profeta.
Qualcosa di speciale questo film ce l'ha. Anzi, ha tanto di speciale. Questo film ha cuore. Questo film ha sincerità. Questo film, forse, ha in sè della verità.

Diciamo che dava un tono all'ambiente.

Introduzione al post

Questo è uno dei film a cui più tengo. Ci sono talmente tante cose da dire che cercherò, per quanto possibile di riassumere e schematizzare. Pertanto ho diviso il post in tre sezioni, ovvero nei tre step che io stesso ho percorso per arrivare a quella che secondo me è la comprensione di questo gioiello.
Si parte!

  

Primo livello: la Commedia




Un panzone barbuto in accappatoio, ciabatte e occhiali da sole entra in un supermercato e paga una confezione di latte da 0.69 dollari con un assegno. Nessuno sullo schermo ha reazioni eclatanti. La commessa storce un po' il naso. Drugo (il panzone in questione, interpretato da Jeff Bridges) abbassa gli occhiali come a dire: "problemi?", e tutto finisce. Non ridi a crepapelle. Ma non puoi non ridere.

"Il Grande Lebowski" è, essenzialmente, una commedia. Non una di quelle commedie che ti fanno sbellicare dalle risate con gag slapstick o battute esilaranti urlate ad alta voce.
La commedia di cui si fanno portavoce i fratelli maghi della cinepresa è una commedia degli equivoci, mista a un umorismo straniante, che spesso può non essere colto se non si è sufficientemente attenti.
In pochi sono in grado di notare la cifra scritta sull'assegno nella scena descritta precedentemente già alla prima visione  (e io non sono di questi), e ancora meno spettatori sapranno trovare la sottigliezza del flashback sulla vita di Jesus Quintana.

john turturro il grande lebowskyGià, proprio Jesus Quintana, un esempio di comicità di rara bellezza. Un personaggio che nei pochissimi minuti in cui compare nel film riesce a catturare tutta l'attenzione. La serietà con cui gioca a bowling, la sacralità con cui prende questo impegno, misto alle sue stravaganze da pederasta lo rendono un personaggio cult a tutti gli effetti, quasi al pari dello stesso protagonista.

Le scene forse più apprezzabili, però, sono quelle dei due sogni di Drugo: geniali quanto esilaranti, in special modo la seconda (anche se l'immagine più famosa rimane quella del primo, ovvero Drugo in volo sopra L.A.), fanno capire quanto i due autori comprendano il proprio film e la stessa mente umana. Ogni particolare dei sogni è riconducibile a parti del film che già abbiamo visto, sia alla trama che alle inquadrature stesse, come appunto ogni particolare dei nostri sogni è interpretabile conoscendo ciò che abbiamo vissuto.

Il tutto è favorito dalla presenza di maestri della commedia su schermo come John Goodman, che interpreta Walter Sobchak (il miglio amico di Drugo), i già citati Jeff Bridges e John Turturro, Steve Buscemi, bravissimo nel ruolo dello sfigato disadattato Donnie, una Julianne Moore mai così compassata e ridicola, e infine Philip Seymour Hoffman, che non smetteremo mai di rimpiangere anche per il ruolo del maggiordomo di casa del Lebowski del titolo (che per essere chiari non è Drugo, ma il miliardario che viene scambiato per lui) e la sua risata.

Ma se questo film è una commedia perchè, nelle ultime scene, viene quasi da piangere, ti si stringe il cuore? A questa domanda risponderemo nella terza parte.

Il film così procede traendo la sua forza non dalla trama, ma dalle situazioni e soprattutto dalla forza comica dei personaggi. È allora in questi che si deve cercare per procedere nella comprensione di questo film.

Secondo livello: i Personaggi

 

I Coen, in ogni loro film, portano avanti una filosofia che può sembrare, a ragione di chi lo pensa, strampalata. Ogni film sembra sussurrare, in un ultimo sospiro prima dell'inizio dei titoli di coda, la parola: "niente".
Tutto nelle loro opere sembra significare niente.
"A Serious Man", "Burn After Reading", "Non è un Paese per Vecchi".
Sono i primi titoli che mi vengono in mente, e tutti questi quattro film possono essere letti come una serie di azioni prive di senso che portano a una conclusione altrettanto vuota di significato.
Un temporale che incombe a distruggere tutto, le parole disincantate e ciniche del direttore della C.I.A., il racconto di un anziano che ha appena sognato il padre.

Questo niente in "Il Grande Lebowski" è intrinseco nei personaggi stessi. Tutti i personaggi (tutti tranne Drugo, di cui parleremo dopo), sono caricature portate all'esasperazione.

Walter Sobchak/John Goodman è un polacco convertitosi all'ebraismo, schiavetto della sua ormai ex-moglie che a distanza di anni riconduce ancora tutte le sue esperienze alla guerra che ha combattuto in Vietnam.
Donnie/Steve Buscemi è un amico di Walter e Drugo, caricato nella sua inutilità e idiozia, sempre in ritardo rispetto agli altri e ininfluente ai fini della trama.
Jeffrey Lebowski/David Huddleston, quello ricco, è lo stereotipo di quelle persone arricchitesi per presunti meriti e che quindi considerano feccia chi non ha fatto lo stesso ("voi sbandati perderete sempre, signor Lebowski!").
Maude Lebowski/Julianne Moore, figlia del magnate è l'artista che si crede superiore e vive solo basandosi su mondanità, arte (o presunta tale) e rimorsi verso chi non l'ha accettata per come è (il padre).

il drugo lebowski
Questi sono solo alcuni dei protagonisti, ma bastano e avanzano per capire il succo del discorso: ognuno di questi personaggi, o caricature stereotipate, crede fermamente in quello che è e in quello che fa. Crede nel proprio carattere e in se stesso. Tutti si prendono sul serio. E proprio perchè si prendono sul serio, risultano ridicoli.
Il film è fatto da personaggi che risultano inetti proprio perchè troppo seri e convinti che quello che fanno e pensano abbia senso; credono di avere la verità tra le mani, quando invece in mano, non hanno niente.

Solo un personaggio sembra rendersi conto di questo niente, o meglio, non ne fa parte perchè non lo capisce. Sto parlando di Drugo, l'iconico protagonista.
Per tutto il film Drugo fatica a capire i gesti e le parole di chi lo circonda. Lui non sa cosa vuol dire nichilista, è Walter a spiegarglielo come se fosse ovvio; non sa cosa vuol dire cetriolo (in riferimento al pene), è Maude a usare questa parola come se fosse di uso quotidiano. Drugo gioca a bowling perchè gli piace, non perchè vuole vincere o competere. Drugo non si prende sul serio, non crede di essere qualcuno, Drugo la prende come viene, in nome di noi peccatori.

Queste sono ancora le parole del cowboy narratore, nella sua seconda fugace apparizione in carne ed ossa, alla fine del film. Forse unico personaggio, insieme a Drugo, che non risulta ridicolo, perchè osserva e basta. Non agisce.
E noi quindi lo prendiamo sul serio quando paragona il personaggio di Jeff Bridges a un umile Gesù (da notare la capigliatura, in questo senso) inconsapevole del suo ruolo, che sapendo di non voler sapere nulla oltre quello che è in grado di capire, combatte la sua piccola battaglia per riuscire a stare bene con se stesso, senza patemi, senza implicazioni, addirittura senza impegno.
Drugo vuole solo una casa per dormire, qualche cassetta rilassante, ogni tanto un White Russian con gli amici.
E il suo tappeto. Ma solo perchè dava un tono all'ambiente.


Terzo livello: la comprensione della Malinconia

 

Ecco come si può arrivare a capire perchè, nella penultima scena, sulle sponde del Pacifico, a chi guarda "Il Grande Lebowski" viene anche un po' da piangere. La scena è esilarante, anche se racconta di un funerale. Ma la lacrimuccia è sul punto di scendere.
Non perchè è morto un personaggio a cui vuoi bene (ometto ovviamente il nome per evitare spoiler), ma perchè sai che quella morte è stata inutile. Anche quella morte è stata inutile.
E di fronte a questa morte, cosa può succedere?
Si torna a giocare bowling.
Il Drugo torna a giocare, perchè quello lo fa stare bene.

il grande lebowski cowboy

E guardare Drugo giocare fa stare bene chi, come noi e il narratore, lo osserva e cerca di imparare da lui. Perchè se alla fine dei nostri giorni avremo vissuto come lui, forse, potremo morire con un sorriso, con la sensazione che il Signore non ci abbia fregati.

by Edoardo Nepote,
fiero e nuovo

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